BiopiattaformaLab
Frequently Asked Question
Il progetto
I benefici legati alla realizzazione del progetto sono principalmente di tipo ambientale/paesaggistico, economico e occupazionale.
Dal punto di vista ambientale/paesaggistico, ci sarà una riduzione importante delle emissioni; in media sarà pari al 76%. Dal punto di vista paesaggistico, l’intervento prevede il recupero degli impianti attuali, attraverso un progetto architettonico che conferisce omogeneità e armonia. Sarà inoltre ampliata l’area verde piantumata.
Dal punto di vista occupazionale, saranno mantenuti i posti di lavoro attuali.
Dal punto di vista economico, la realizzazione del progetto consentirà un contenimento dei costi per il trattamento dei fanghi da depurazione del Gestore del Servizio Idrico Integrato e della FORSU proveniente dai 5 comuni.
La Biopiattaforma userà tecnologie mature e consolidate in entrambi le linee produttive: trattamento dei fanghi e trattamento FORSU. Esistono diversi impianti analoghi a livello internazionale. Per quanto riguarda la biodigestione anaerobica e la produzione di biometano anche in Italia le esperienze sono numerose. Il progetto è innovativo per il nostro Paese in particolare per la simbiosi che crea tra queste tre attività produttive, il processo di depurazione delle acque reflue, il processo di valorizzazione dei fanghi di depurazione e il processo di smaltimento della FORSU.
La Biopiattaforma è la proposta di CAP per la riqualificazione del termovalorizzatore di Sesto San Giovanni che è giunto a fine vita. La scelta di proseguire nella valutazione preliminare del progetto CAP è nata da una precedente scelta da parte delle amministrazioni e di ZeroC, quella di accantonare l’ipotesi di revamping del termovalorizzatore e l’ipotesi Green Field, cioè la demolizione e il ripristino a verde. Soluzioni, entrambe, scartate per ragioni di tipo economico e di fattibilità.
In Europa esistono almeno 70 impianti per il trattamento dei fanghi che usano lo stesso tipo di processo: 3 in Svizzera, 5 in Germania, 2 in Olanda, 1 in Danimarca, 9 in Francia. Numerose altre referenze (> 60) si trovano negli Stati uniti (https://www.epa.gov/stationary-sources-air-pollution/2011-sewage-sludge-incineration-ssi-new-source-performance). Per la biodigestione anaerobica, secondo i dati CIC (Consorzio Italiano Compostatori) solo in Italia gli impianti attivi sono 52. In Europa, gli impianti di produzione di biometano, da FORSU, sono invece più di 500 (http://european-biogas.eu/2018/03/01/biomethane-europe-recap/).
Le società che gestiranno la biopiattaforma saranno CAP E ZeroC. Cap, controllata al 100% dai 197 continuerà a gestire la fase di depurazione e l’impianto di termovalorizzazione dei fanghi, all’interno delle competenze del servizio idrico integrato. ZeroC, posseduta all’80% da CAP e nel restante 20% dagli attuali comuni soci di ZeroC, gestirà l’impianto di smaltimento della forsu, ad oggi non all’interno del servizio idrico integrato. I Comuni saranno pertanto rappresentati all’interno di entrambe le società, che resteranno interamente pubbliche. Saranno altresì riconosciuti ai comuni soci di ZeroC i poteri di controllo e di decisione delle strategie in materia di politica di smaltimento della FORSU, al fine di garantire il controllo analogo sulla società.
Perché ciò avrebbe determinato la probabile perdita di una serie di benefici previdenziali per i lavoratori attualmente in servizio in CORE nel periodo di fermo impianto; inoltre, ciò avrebbe reso il controllo dei comuni indiretto – e dunque più debole- sulla attività della valorizzazione della Forsu.
Occorre ricordare peraltro che la società core resterà in house e dunque sotto il controllo diretto dei comuni.
La fase autorizzativa
La scelta strategica in merito al futuro dell’area e del termovalorizzatore spetta alle amministrazioni comunali (Sesto San Giovanni, Pioltello, Cormano, Segrate, Cologno Monzese), tenendo conto dei vincoli urbanistici esistenti. A oggi le amministrazioni hanno valutato positivamente la possibilità di discutere la proposta progettuale di CAP, valutandone tutti gli aspetti. Per questo è stata avviata la Conferenza dei Servizi Preliminare e il percorso partecipativo. Le amministrazioni hanno anche valutato opportuno interpellare il mercato attraverso una manifestazione d’interesse pubblica in cui illustrano la proposta ricevuta da CAP allo scopo di verificarne l’infungibilità, cioè se altri soggetti possano presentare progetti di analogo interesse.
È terminata la Conferenza dei Servizi Preliminare per esaminare lo studio di fattibilità tecnico economico.
Superata la fase della Conferenza dei Servizi preliminare e il percorso partecipativo, il progetto verrà rivisto alla luce di tutti gli elementi emersi e sarà elaborato un progetto definitivo. Questo progetto dovrà essere sottoposto alla fase autorizzativa vera e propria, attraverso la richiesta agli enti di avviare il Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale, PAUR. Sarà un percorso molto articolato, che avrà momenti di confronto aperto con la cittadinanza, oltre che con tutti gli enti chiamati per legge a esprimersi nel merito del progetto e del suo impatto sul territorio.
Impianto / linee produttive / tecnologie
Una linea dell’impianto tratterà fanghi da depurazione di origine civile: i residui, cioè, del processo di depurazione degli scarichi domestici; la seconda linea tratterà la frazione organica dei rifiuti (l’umido della raccolta differenziata dei cittadini dei comuni aderenti).
Per quanto riguarda la FORSU, l’impianto potrà trattare fino a 30.000 ton/anno. La previsione è di trattare 20.000 ton/anno.
Per quanto riguarda i fanghi, occorre distinguere tra le tonnellate di fanghi conferite presso l’impianto e la quantità di fanghi che verrà trattata termicamente. La gran parte dei fanghi verrà infatti conferita nell’impianto con un tasso di umidità elevato. Questi fanghi dovranno essere essiccati, prima di poter essere avviati alla termovalorizzazione: questa operazione comporta una riduzione della massa e del peso della materia. Il quantitativo di conseguenza diminuisce: 65.000 tonnellate di fanghi entreranno nell’impianto; il trattamento termico tratterà complessivamente, al termine delle fasi di essiccamento, 14.100 tonnellate di materia secca per anno.
Gli impianti sono dimensionati per lavorare un preciso numero di ore (8.000 ore) che corrispondono a un preciso quantitativo giornaliero di materia da trattare. Gli impianti non possono trattare quantitativi superiori. Eventuali eccedenze dovranno essere trasferite presso altri impianti con i quali, nel caso, saranno stipulati appositi accordi. A garanzia ulteriore c’è il controllo dei comuni che sono presenti nella compagine sociale.
I rifiuti e gli scarti che non possono essere riciclati né buttati nella pattumiera finiscono nelle fogne e, attraverso la rete fognaria, confluiscono poi insieme alle acque reflue urbane ed extraurbane negli impianti di depurazione.
Dal processo di depurazione delle acque fognarie si generano i fanghi, ovvero la parte di materia solida che viene rimossa durante i vari trattamenti depurativi, meccanico-biologico-chimico, necessari a rendere le acque chiarificate compatibili con la loro reimmissione in natura (nei fiumi e nei mari) senza danneggiare l’ambiente.
I fanghi trattati provengono dai depuratori CAP, mentre la FORSU deriva dalla raccolta differenziata dei Comuni di Sesto San Giovanni, Cologno Monzese, Pioltello, Cormano, Segrate.
Gruppo CAP, dai cui depuratori proverranno i fanghi, tratta solo reflui civili e in minima parte (<10%) reflui assimilabili ai civili o industriali comunque con qualità conforme a quanto previsto per lo scarico in fognatura dalla normativa vigente (dlgs 152/06).
Le scelte sono state identificate sulla base di una matrice di criteri che considera:
Numero di impianti e applicazioni esistenti e in corretto esercizio;
Efficienza termica ed energetica;
Emissioni in atmosfera eventuali;
Carbon footprint;
Trasporti
Flessibilità di trattamento;
Autosufficienza impiantistica e gestionale;
Possibilità di riutilizzo delle infrastrutture e degli asset esistenti;
“Circolarità” (in termini di economia circolare) della soluzione.
Impatto sui costi di gestione del Servizio idrico Integrato
Per quanto riguarda i fanghi, si è scelto di adottare la tecnologia riconosciuta come più sicura, più diffusa ed efficace a livello internazionale: la tecnologia a “letto fluido”. Anche l’uso del “letto a griglia” è consolidato ma con rendimenti ambientali peggiori rispetto al “letto fluido”. Altri processi, come la pirolisi o la gassificazione, invece, sono stati esclusi in fase di valutazione.
Per il trattamento della FORSU, sarà usata la biodigestione anaerobica, ciò vuol dire che il processo avverrà in assenza di ossigeno. Il biogas prodotto sarà trasformato in biometano attraverso un processo di purificazione. In fase di progettazione definitiva ed esecutiva verranno sviluppati dettagli relativi a componenti specifiche anche alla luce delle osservazioni pervenute in fase di conferenza dei servizi preliminare e di percorso partecipativo.
Complessivamente, il numero dei mezzi in ingresso, per il conferimento dei rifiuti, e in uscita, per il trasferimento dei residui (digestato e ceneri) è pari a 34 unità. Sostanzialmente uguale al numero di mezzi in transito oggi.
I mezzi potranno essere alimentati con il biometano prodotto all’interno della Biopiattaforma. In questo modo si ridurrà il loro impatto sulla qualità dell’aria. I percorsi che i mezzi potranno fare, per raggiungere e allontanarsi dall’impianto, saranno condivisi con l’amministrazione.
Il progetto prevede l’uso del biometano per alimentare i mezzi CAP e ZeroC impiegati nell’impianto. Sono allo studio ipotesi di utilizzo diverso del biometano prodotto, per esempio per altri mezzi di uso pubblico o per i cittadini del territorio, secondo modalità da definire.
Gruppo CAP continuerà a utilizzare i fanghi di alta qualità valorizzabili come fertilizzante (circa 25% della produzione complessiva) in agricoltura.
La restante quota parte verrà valorizzata seguendo i principi dettati dalla Comunità Europea (già divenuti obbligatori in paesi quali la Germania, la Svezia, l’Austria) con l’obiettivo di recuperare materia e risorse ed in particolare materie critiche quali fosforo (https://phosphorusplatform.eu/)
Il fosforo è una materia fondamentale in agricoltura, ma viene usato anche dall’industria chimica. Secondo le stime più recenti, le riserve di fosforo da miniera si esauriranno nel 2035: è considerata una sostanza “critica”, in quanto non rinnovabile. L’Europa lo importa da Marocco e Cina, già oggi. Sempre più progetti e ricerche puntano al suo recupero. Attraverso il trattamento dei fanghi e della FORSU potremmo arrivare a coprire oltre il 20% delle necessità di fosforo in Europa.
Il digestato, prodotto dalla digestione anaerobica della FORSU sarà trasferito presso impianti di compostaggio esterni che saranno individuati successivamente tramite procedura pubblica di appalto. Per quanto riguarda la cenere, prodotta dal trattamento dei fanghi, sono allo studio diverse ipotesi con l’obiettivo principale di conferirle in impianti per il recupero del fosforo.
Aspetti architettonici e paesaggistici
La proposta architettonica interviene sulla disomogeneità dell’architettura industriale che caratterizza l’area oggi. Si propone la realizzazione di una struttura che accorpa tutti gli impianti, in un sistema organico dalla forma morbida. L’impianto sarà circondato da un’area verde attrezzata e usufruibile dalla cittadinanza.
La proposta avanzata migliora la qualità ambientale sia dal punto di vista della qualità dell’aria, per un’importante riduzione delle emissioni, sia dal punto di vista estetico. Si ritiene che il nuovo progetto avrà un effetto positivo anche sulla valutazione immobiliare degli edifici.
È stato commissionata, proprio al fine di analizzare potenziali rischi, un’analisi del rischio idraulico. I risultati di questa indagine sono stati presentati in sede di Conferenza dei Servizi preliminare per valutazione dall’AIPO (competente per il rilascio delle relative autorizzazioni). L’analisi effettuata non evidenzia rischi, bensì opportunità di miglioramento rispetto alla situazione attuale (che ricordiamo vede già l’esistenza di infrastrutture nella stessa area) e ha pertanto ottenuto il parere favorevole preliminare da parte di AIPO. Lo studio è disponibile anche sul sito biopiattaformalab.it ed evidenzia sia le risultanze delle simulazioni effettuate che accorgimenti tecnici che verranno implementati in fase di realizzazione delle opere.
Un intervento in questa direzione è certamente possibile. Il tema è emerso durante il percorso partecipativo e potrà essere oggetto di successivi confronti.
Emissioni
Nel termovalorizzatore attuale, le emissioni derivano dalla combustione dei rifiuti solidi residui, dallo stoccaggio dei rifiuti indifferenziati. Nella biopiattaforma, le emissioni saranno derivanti dalla termovalorizzazione dei fanghi da depurazione, dallo stoccaggio con filtri della FORSU, dalla purificazione del biometano.
Tutte le emissioni saranno inferiori ai livelli attuali. Il livello delle emissioni nei fumi in uscita avrà una riduzione media del 76%.
Dettagli sulle singole componenti sono riportati nelle relazioni tecniche (rif. paragrafo Predimensionamento del sistema di deodorizzazione) linea Forsu e Linea fanghi pubblicate sul sito biopiattaformalab.it oltre che nell’elaborato grafico n. D.10.631, Schema di principio – Deodorizzazione.
Quali strumenti di trattamento e contenimento sono previste per le emissioni odorigene?
Per quanto concerne le emissioni di odori, per la futura biopiattaforma sono attesi valori al di sotto del valore minimo che classifica in letteratura scientifica come “improbabile” la percezione di odori fastidiosi. Nella Biopiattaforma tutti i locali in cui è previsto il trattamento o la presenza dei fanghi di depurazione oppure lo stoccaggio e la lavorazione di FORSU verranno mantenuti in depressione e l’aria aspirata verrà utilizzata o come aria di combustione oppure verrà deodorizzata attraverso un sistema di scrubber a doppio stadio (2x) o per mezzo di biofiltri (2x), prima di essere rilasciata in atmosfera. Sull’argomento specifico è stata chiesta anche un’analisi preliminare (in attesa della redazione del modello di dispersione e ricaduta che sarà oggetto del progetto definitivo) al CNR-Istituto di inquinamento Atmosferico che è disponibile sul sito biopiattaformalab.it. (https://biopiattaformalab.it/terzo-incontro/).
La modellizzazione preliminare della caduta delle polveri sul territorio è stata fatta valutando da una parte le polveri attuali e dall’altra le previsioni per il nuovo impianto. In entrambi i casi, si è lavorato sulla rosa dei venti dell’Università Bicocca.
L’analisi LCA (Life Cycle Assessment) analizza l’impatto ambientale dell’impianto dalla sua nascita al suo termine. Analizzando il sistema di trattamento complessivo, emerge che la nuova piattaforma integrata CAP-CORE è ambientalmente migliorativa, rispetto alla situazione di trattamento attuale, per 13 dei 15 indicatori analizzati, con riduzioni degli impatti e dei consumi comprese tra il 27% (eutrofizzazione delle acque dolci) e il 137% (eutrofizzazione terrestre). Va sottolineato che in queste valutazioni, un parametro viene considerato ufficialmente migliorativo solo se registra un miglioramento superiore al 10%. Dei quindici parametri analizzati, due confermano la situazione attuali e non si evidenzia un miglioramento superiore al 10%, per questo formalmente non vengono ufficialmente indicati come “migliorativi”. Questi parametri sono quello relativo alle categorie CC (cambiamento climatico) e TC (tossicità umana). L’impatto per le categorie CC (cambiamento climatico) e TC (tossicità umana) nello scenario futuro risulta confrontabile con la situazione attuale. In particolare, per il primo parametro (TC) non si è potuto tenere conto della riduzione dei fanghi che non sarebbero più destinati in agricoltura (al momento per mancanza di dati), mentre per il parametro cambiamento climatico (CC) si evidenzia un leggero miglioramento, ma poiché è inferiore del 10% il dato risulta comparabile con quello attuale. Se invece si considera il parametro CC* che include la distinzione tra CO2 di origine fossile e non fossile, il miglioramento rispetto alle condizioni attuali è sensibile.
I controlli regolari vengono effettuati da ARPA, secondo tempistiche a discrezione di ARPA stessa.
ARPA è un’azienda di Regione Lombardia con poteri di polizia. I controlli vengono fatti secondo modalità a loro assoluta discrezione. Le operazioni di controllo di ARPA devono, per legge, essere pagate dalla società controllata, ma non possono essere confusi con consulenti scelti e retribuiti dal proponente il progetto. A seguito dei controlli, se sono state rilevate delle mancanze, ARPA applica le sanzioni che ritiene necessarie.
L’argomento è stato trattato preliminarmente e i risultati sono riportati nell’allegato “R 10 103 Studio di prefattibilità ambientale”. In generale, i nuovi impianti non si caratterizzano per la presenza di macchine particolarmente rumorose.
Tutti i macchinari saranno del tipo a bassa rumorosità e saranno installati all’interno di edifici chiusi ed opportunamente insonorizzati.
In fase di progetto definitivo, verrà comunque predisposto uno specifico studio “di impatto acustico” per come prescritto anche dall’iter autorizzativo.
Non esiste ancora una quantificazione di dettaglio e ciò in attesa di ottenere maggiori elementi a seguito della progettazione definitiva. Tuttavia, su numerosi interventi in corso di realizzazione o realizzati, Gruppo CAP propone misure di compensazioni analoghe secondo procedure di quantificazione formali. In particolare, l’assorbimento di carbonio operato dai carbon sink forestali viene quantificato mediante metodologie scientifiche dell’Ipcc (Intergovernmental Panel on Climate Change) collegate all’attuazione del Protocollo di Kyoto, adattate presso l’Università degli Studi di Milano e validate da RINA, con possibile generazione di crediti di carbonio (carbon credits).
Nell’ambito di differenti progetti di ricerca (incluso il progetto Perform Water di cui CAP è capofila) si stanno analizzando tecnologie finalizzate al recupero della CO2 per fini industriali o alimentari. È intenzione di gruppo CAP implementare soluzioni pilota per la successiva industrializzazione in caso di esiti positivi della sperimentazione.
La gestione del ciclo dei rifiuti nel territorio
Fino a che il termovalorizzatore sarà in funzione, l’indifferenziata sarà conferita all’impianto. Successivamente, le amministrazioni dovranno individuare secondo meccanismi di mercato, operatori e impianti dove trattare i rifiuti differenziati prodotti.
La situazione è diversa nei diversi comuni coinvolti. Delle modalità di gestione della raccolta differenziata sono responsabili esclusivamente le amministrazioni comunali coinvolte. Una volta entrata in funzione la Biopiattaforma, la frazione organica dei rifiuti sarà conferita presso l’impianto.
Tra le misure di compensazione possibili, una di quelle proposte è relativa alla riqualificazione dell’isola ecologia (senza che la stessa diventi parte gestita dalla biopiattaforma). Le misure finali di compensazione sono oggetto di confronto con l’amministrazione comunale.
Il riciclo di rifiuti indifferenziati non è stato oggetto delle progettazioni infrastrutturali. La richiesta è stata avanzata tra le misure di compensazione e sarà valutata.
Sì, Il trattamento della FORSU sarà realizzato a prezzi vantaggiosi rispetto al mercato.
Compensazioni
CAP nella proposta iniziale ha stimato un valore totale delle compensazioni uguale a quello attualmente percepito per il termovalorizzatore. L’ammontare delle compensazioni è oggetto di negoziazione con le amministrazioni comunali. Spetterà alle amministrazioni comunali decidere come investirli.
A oggi sono state ipotizzate alcune possibili forme di compensazioni, in particolare legate al miglioramento della qualità ambientale del territorio.
Questo tema è stato discusso durante il percorso partecipativo (laboratorio del 18 dicembre 2018). I partecipanti hanno chiesto che siano adottate delle modalità partecipative per coinvolgere gli abitanti in maniera concreta nel definire come usare le compensazioni economiche previste.